mercoledì 3 ottobre 2012

Alla sanfansò

«Hanno tutto! hanno tutto!», mi dico entusiasta vagando per il negozio dei Cinesi: hanno tutto!, entro dicendomi: pompa per la bicicletta? certo! micromine 2b da 0.5? come no! e... (pausa) pennelli? faccio gesti ampi per descrivere il pennello. Così piccolo? no, più grande. Pausa e... certo! sotto. Hanno tutto! e scendo le scale trovando tutto. Oggi è una di quelle giornate alla rinfusa, alla va-comme-vient, come un negozio di Cinesi. C'è tutto. C'è il mio amico e compagno di studi che deve dirigere la mia modesta opera appena reduce da un'operazione al cranio. Entra con un cappellino da baseball, con - effettivamente - la cucitura che fa sembrare la capoccia una palla da baseball. Trema ancora un po' alle giunture, esita. C'è il pianista-musicologo che fa male entrambe le cose: accompagnato da una virago tedesca piorroica di cui non sappiamo lo status, uccide il residuo dell'accordatura dello Steinway mentre sul suo dispositivo portatile possiamo leggere la partitura. Finisce il primo pezzo, io non so come passare al secondo, e così tocco a caso lo schermo. Ed ecco improvvisamente apparire una galleria di video intitolati «femdom hardcore»... e più non leggo innanzi, mentre suona Balakirev, cercando di tornare frettolosamente indietro prima che qualcuno se ne accorga: c'è di tutto! anche il materiale da pippe della pippa (inteso come pippa lui, il pianista, e come pippe quelle che gli evitano commercio carnale con la virago). C'è di tutto! la Biblioteca nazionale che chiude, l'opera che doveva andare in scena che non va più in scena: e l'agente canadese che vuole organizzare una giornata canadese in cui troverebbero posto sette concerti in un pomeriggio, un buffet con aragoste vive, salmone, musica tradizionale meticcia, conferenze via skype col primo ministro, installazioni e video, film: di tutto, compreso il fatto che non riesco a farle capire che sappiamo perfettamente che il Canada è in America, che non siamo di quelli che pensano all'America quando parliamo degli Stati Uniti (d'America), che, insomma, avendola scoperta, l'America, sappiamo qualcosa dell'America. Cristofero Colombo cià er busto ar Pincio, parafraserebbe Pascarella, e dunque era italiano. C'è di tutto, dunque: la voglia di finire lavori terminati con una solenne sessione in cui dall'alluce all'ombelico ai capezzoli alle spalle al lobo e giù al bordo del seno al fianco all'inguine e su e giù e su non ci sia centimetro non mordibile, spalmabile, leccabile: di tutto.
Dopodiché entra un signore con un cartoncino bristol azzurro, che presenta, oscillando per l'età già avanzata, alla cassiera.
«Ne avete un cartoncino così?»
«No.»
Neanche una pausa. Medito, scornato. Non c'è tutto, non è mai troppo tutto.

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